Nuove foto aggiunte

Medico: "Dica, signorina, durante l’aggressione lei ha provato solo disgusto o anche un certo piacere, una inconscia soddisfazione?"

Poliziotto: "Non s’è sentita lusingata che tanti uomini, quattro mi pare, tutti insieme, la desiderassero tanto, con così dura passione?"

Giudice: "È rimasta sempre passiva o ad un certo punto ha partecipato?"

Medico: "Si è sentita eccitata? Coinvolta?"

Giudice: "Non ha pensato che i suoi gemiti, dovuti certo alla sofferenza, potessero essere fraintesi come espressioni di godimento?"

Poliziotto: "Lei ha goduto?"

Medico: "Ha raggiunto l’orgasmo?"

Avvocato: "Se sì, quante volte?"

Questi sono alcuni estratti di un interrogatorio, nel corso di un processo per stupro subito da Franca Rame.
Queste le domande rivolte all’attrice quando volle denunciare lo stupro di cui era stata vittima.
Era il 9 marzo 1973, quando a Milano Franca Rame venne rapita da cinque uomini, fatta salire a forza su un camioncino, stuprata per ore.
Le spaccarono gli occhiali, la tagliarono con una lametta, la bruciarono con le sigarette. Un piano nato negli ambienti di estrema destra, per colpire «la compagna di Dario Fo», che collaborava con Soccorso Rosso nelle carceri, che si era esposta sul caso Pinelli.
Per quello stupro non c'è mai stata nessuna condanna: solo la prescrizione nel febbraio del 1998.

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