Aggiornamento di stato
25 novembre 2022
25 novembre e riflessioni estemporanee della Coordinatrice del nostro CAV, la dott.ssa Marzia Bruno.
In un’epoca (apparentemente) civilizzata come la nostra siamo ancora al punto in cui una donna, alle volte, è libera di amare e contestualmente, alle volte, è meno libera di smettere. Il nostro caro Bauman, già qualche tempo fa, aveva fiutato l'odore dell'inevitabile deriva della società ideale improntata su valori per lo più comunitari e aveva cercato di metterci in guardia parlandoci per la prima volta di “società liquida”. Bauman ci stava informando di una cosa importante: la "modernità" ha un prezzo e questo prezzo è molto alto e altro non è che la crisi di diversi valori imprenscindibili tra i quali proprio quello di libertà. Le dimensioni barbariche assunte dal fenomeno della violenza sulle donne entrano, dunque, in (apparente) contrasto con l’ideale di epoca civilizzata in cui vivremmo, in realtà le statistiche, sebbene non possano mai essere attendibili su questo fenomeno, ci indicano che le relazioni civili tra i sessi sono ancora pura e drammatica utopia.
L'ultimo studio ufficiale strutturato sull'Italia risale al 2014: è una ricerca Istat, che ha chiesto ad un campione di 24.761 donne di raccontare se negli anni precedenti avevano subito violenze o molestie. Dai risultati è emerso che "6 milioni 788 mila donne hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni: il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri. Sono 652 mila le donne che hanno subìto stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri" e ancora "Le donne subiscono anche molte minacce (12,3%). Spesso sono spintonate o strattonate (11,5%), sono oggetto di schiaffi, calci, pugni e morsi (7,3%). Altre volte sono colpite con oggetti che possono fare male (6,1%). "
Oggi l’ISTAT ha reso pubblici nuovi dati riguardanti il numero di pubblica utilità 1522: “le vittime che hanno contattato il 1522 e hanno segnalato di avere subito più tipologie di violenze sono il 67,4% dei casi nel secondo trimestre e il 65,3% nel terzo trimestre. I dati relativi al secondo e terzo trimestre 2022 continuano a confermare quanto analizzato finora, ovvero che quando le vittime contattano il 1522 più di frequente segnalano la violenza fisica come la violenza principale che subiscono, ma considerando tutte le forme di violenza subite, quella psicologica è la più frequente. Nel terzo trimestre 2022, oltre il 53,2% delle vittime dichiara che le violenze vengono subite da anni, valore in diminuzione rispetto al secondo trimestre 2022 (55,8%). A partire dal I trimestre 2022 il dato relativo alle richieste di aiuto di vittime che hanno subito pochi o uno episodio di violenza, si è attestato intorno al 10-11%.Il servizio 1522 continua a svolgere un’importante funzione di snodo a livello territoriale tra i servizi a supporto di coloro che vi si rivolgono: in aumento la percentuale delle vittime che nel secondo trimestre 2022 è stata indirizzata verso un servizio territoriale (76,1%), in lieve flessione il valore relativo al terzo trimestre (73,2%). Delle vittime inviate ad un servizio territoriale, per entrambi i trimestri, circa il 93,5% (rispettivamente pari a 1.940 e 1.858 vittime) è stata inviata ad un Centro antiviolenza”. Il nostro CAV ha accolto numerosissime donne, con una media di settanta donne l’anno. Ma chi sono i carnefici? Stereotipi pericolosi spingono ancora oggi l’opinione pubblica ad immaginare i protagonisti di queste vicende come uomini sbandati, disagiati, stranieri che vivono ai margini della società, trogloditi analfabeti o appartenenti a ceti sociali bassi. Continuare a pensarla in questo modo impedisce di comprendere questo fenomeno che è completamente trasversale e appartiene dunque ad ogni ceto, cultura, senza esclusione di professione alcuna. Recenti studi sociologici indicano che il mancato riconoscimento dell'identità delle donne e del fatto che esse abbiano, al pari degli uomini, il diritto di realizzarsi personalmente e di agire in totale libertà sia una delle cause della violenza. Purtroppo ancora oggi si ascoltano eresie sulla segregazione dei ruoli domestici "l'uomo non lava i piatti" o “i figli se li crescono le madri” "certe cose devono farle le donne" o “sei una madre non dovresti uscire con le amiche”, trascinandoci indietro nel tempo e giustificando certi atteggiamenti. Alla luce di ciò, cosa possiamo fare? A questa domanda noi rispondiamo sempre con la parola "prevenzione" sebbene nel nostro CAV risuonino spesso anche altre parole scelte con la medesima cura: CORAGGIO, STORIE, DONNE, RIVOLUZIONE, EMPATIA, DEDIZIONE, SUPPORTO, AMORE. Sono le parole in cui crediamo e che hanno insito il potere di accogliere e creare cambiamento, ognuna di esse ha un significato preciso ma insieme hanno il potere di risvegliare, portare consapevolezza e guidare verso l’amore nei propri confronti, l’unico nel quale crediamo, l'unico in grado di proteggerci veramente.